Sull’Ortigara si svolse la battaglia che - secondo Cadorna - avrebbe segnato la riscossa italiana in Trentino dopo la battuta d’arresto della Strafexpedition. Nonostante l’abbondanza di uomini e mezzi l’attacco all’Ortigara si trasformò in un sanguinoso nulla di fatto. Il sacrificio cui furono sottoposti gli Alpini sancì la nascita del mito di queste truppe da montagna.
Il riassestamento del fronte dopo la Strafexpedition aveva lasciato gli austriaci su posizioni ben difendibili e dalle quali era possibile lanciare nuove offensive verso le truppe italiane stanziate in Carnia e nel Cadore. Il settore che più preoccupava il comando supremo era la linea che dal torrente Assa giungeva all'estremità orientale dell’Altopiano dei Sette Comuni, passando per i monti Rasta, Zebio, Colombara, Forno, Chiesa, Campigoletti e Ortigara.
Secondo il generalissimo Cadorna, perciò, era di capitale importanza rioccupare le posizioni perse l’anno prima così da rendere più sicura la linea di fronte. Obbiettivo dell’offensiva era il monte Ortigara e le alture circostanti che chiudevano le postazioni austriache sull’altopiano di Asiago e la cui conquista avrebbe permesso alle truppe italiane di aggirare da nord lo schieramento nemico.
La conquista del monte fu affidata alla VI° armata del generale Ettore Mambretti, fornita di un enorme parco d’artiglieria: 1072 cannoni e 569 bombarde, vale dire una bocca da fuoco ogni nove metri, posti su un terreno montagnoso tra i 1000 e 2000 metri di quota. Con circa trecentomila soldati italiani schierati, quella dell’Ortigara si apprestava ad essere la più grande battaglia in alta quota mai combattuta.
I giorni che precedettero l’offensiva non furono di buon auspicio: mancò totalmente l’effetto sorpresa, mentre il tempo pessimo e l’esplosione accidentale di una mina che uccise molti ufficiali della brigata Catania lasciavano poco spazio all’ottimismo. L’attacco fu sferrato il 10 giugno del 1917, preceduto da un grande bombardamento di artiglieria. Malgrado il supporto d’artiglieria raggiungesse - per numeri e densità di fuoco - i livelli da fronte occidentale, l’aumento quantitativo dei materiali non fu affiancato dalla qualità della pianificazione. Il tiro delle artiglierie fu impreciso e lasciò intatti i ricoveri e i trinceramenti in grotta degli austriaci. Altrettanto inefficiente fu il servizio informazioni che non riuscì a stabilire l’entità delle difese nemiche, rafforzatesi durante la lunga pausa invernale con numerosi nidi di mitragliatrici. L’accanita resistenza incontrata, il maltempo e il preciso tiro dell’artiglieria austro-ungarica fecero fallire tutti gli attacchi già nei primi giorni delle operazioni con perdite stimabile in 6800 morti, feriti e dispersi. Il fatto che in un solo giorno le truppe austriache consumarono diverse tonnellate di munizioni per armi leggere può rendere l’idea dell’intensità dello scontro. Solo gli Alpini riuscirono a compiere qualche progresso, giungendo fino alla cresta nord dell’Ortigara e difendendola dai furiosi contrattacchi austro-ungarici.
Il 19 giugno fu lanciato un nuovo attacco su un fronte di 14 chilometri, sostenuto persino da diversi bombardieri Caproni, che vide impegnati nuovamente gli Alpini. Essi riuscirono a prendere finalmente la vetta dell’Ortigara, una cima spoglia ed esposta al tiro dell’artiglieria avversaria piazzata sulle montagne circostanti. Tuttavia il successo non fu sfruttato a dovere dai comandi italiani, i quali preferirono trincerarsi sulla vetta della montagna, difficile da difendere e ancor più da mantenere. Come afferma la Relazione Ufficiale austriaca «la tenacia e la volontà di vincere delle potenti forze di cui disponeva il comando italiano, quel giorno vennero meno; con la sola eccezione della 52° divisione che combatteva sull’Ortigara; ma anche in questo settore il comando stesso non seppe, come già era successo il 10 giugno, sfruttare i successi ottenuti mediante le forti spinte della fanteria». A rendere ancora più precaria la posizione degli Alpini giungeva il fatto che nonostante la conquista della cima, l’offensiva italiana era fallita in tutti gli altri settori del fronte d’attacco.
Il 25 giugno un contrattacco austriaco si concentrò sulla cima della montagna e costrinse gli Alpini ad una precipitosa ritirata. Tutti i tentativi per recuperarla fallirono, dissanguando battaglioni già provati da settimane di scontri. Il 29 giugno cadde l’ultima postazione italiana poco sotto la vetta. La battaglia dell’Ortigara si concludeva in un clamoroso fallimento tattico e strategico.
Le responsabilità della debacle furono addebitate al Mambretti, tuttavia le colpe andavano estese all’intero comando supremo che con sorprendente passività concesse uomini e mezzi, senza avere un reale controllo delle operazioni. Nel complesso mancò il coraggio da parte dei comandi italiani di riconoscere fin dal 10 giugno l’insuccesso dell’attacco, bloccandolo repentinamente. Il generale Luca Montuori, un sottoposto del Mambretti, affermò: «Facciamo questa operazione perché mi è stata ordinata. Io non ho nessuna fiducia che riesca ma così vogliono».
Le perdite ammontarono a venticinquemila italiani e novemila austriaci, quelle più rilevanti si ebbero tra gli Alpini, tanto che la 52° divisione perse circa la metà dei suoi effettivi. Nel complesso le truppe si comportarono bene, attaccando con grande slancio e combattività posizioni che in definitiva erano da ritenersi imprendibili, tuttavia, le conclusioni tratte da Cadorna addebitarono l’insuccesso alla diminuita combattività delle truppe e non alla scarsa preparazione della battaglia.
All’interno del corpo degli Alpini, la battaglia dell’Ortigara divenne una sorta di mito fondativo. Ad essa è dedicata Tapum, una delle più belle canzoni della Grande guerra, il cui testo descrive la violenza degli scontri, gli enormi vuoti aperti nelle file italiane, la durezza della guerra in montagna e la spietata logica dei comandi italiani ("Venti giorni sull’Ortigara senza il cambio per dismontà" recita la prima strofa). Nel settembre del 1920, sulla montagna si tenne la prima Adunata nazionale degli Alpini, dove duemila ex combattenti si riunirono sulla cima deponendovi una colonna mozza che riportava la scritta: Per non dimenticare.
Testimonianze

L'Ortigara nelle parole dei soldati
Biografie

Gottfried von Banfield
Fotografie
L'Ortigara
La battaglia dell’Ortigara fu il più grande scontro in alta quota combattuto durante la Prima guerra mondiale. Nonostante il fallimento dell’operazione, l’Ortigara è divenuto...
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Divulgazione:
http://www.itinerarigrandeguerra.it/La-Battaglia-Dell-Ortigara-Nella-Pri...
Approfondimento:
http://www.icsm.it/world/reportage/ortigara.html
http://www.lagrandeguerra.net/ggortigara.html
Museums:
http://fortinorditalia.altervista.org/ortigara.html
http://www.ecomuseograndeguerra.it/veneto/prealpi_vicentine/it/wai/p1_a.htm
Bibliografia:
Mario Isnenghi, Giorgio Rochat, La Grande Guerra 1914-1918, Il Mulino, Bologna, 2008
Gianni Pieropan, Ortigara 1917. Il sacrificio della 6ª Armata, Mursia, Milano, 2001
Gianni Pieropan, Ortigara 1917. Dalla parte degli austriaci, Mursia, Milano, 1988
Marco Mondini, Alpini. Parole e immagini di un mito guerriero, Laterza, Bari, 2008